• Le donne vicentine, bianchissime da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
    Sep 14 2025
    Le donne vicentine, bianchissime e biondissime.
    A Vicenza, se non si vede Palladio, non si sa proprio che cosa fare.Ma non mi piace, perché privo d'anima. Mi raggela il cuore.
    «Questo è il loco dov'era la casa del scelleratissimo Galeazzo da Roma, il qual con Iseppo Almerigo et altri suoi complici commisero atrocissimi homicidi in questa città nello hanno MDXLVIII»
    Poi vetrina che espone bella polenta fresca.
    Al Teatro Olimpico la scena è un labirinto prospettico dove la claustrofobia mi impedirebbe di recitare.
    È un teatro-incubo, nel senso letterale, che ti sta sopra togliendoti il respiro col suo falso infinito.
    Un orrore, rispetto a un teatro greco!
    Da una triste figura esce la voce che spiega: - ... L’Olimpo è il cosiddetto paradiso degli dei Pagani ... dallo Scamozzi ... Sofocle, molto attivo quattro secoli prima di Cristo ... Edipo ...
    Una ragazzina molto bianca con pancia di più mesi sorregge una bambina che claudica, gruccia ortopedica, e insieme camminando chiacchierano e ridono.
    Il corso Fogazzaro un barbiere che mi dovrebbe lavare i capelli insiste per far precedere il lavaggio da energiche bruciature delle punte.

    Luoghi narranti narrati e citati: Vicenza - Teatro Olimpico - Corso Fogazzaro

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    A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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    15 mins
  • XI giornata, 7 ottobre - Tarsia da «Colonna mobile in Calabria nell’anno 1852» di Horace Rilliet
    Sep 14 2025
    Molto prima dell'alba, la Diana ci invia da ogni parte i suoi richiami ripetuti e poiché la notte è ancora molto buia ognuno cerca, a tentoni, il proprio corpo d'armata.
    Trovo i miei malati in una viuzza sulla soglia di un porcile e dopo essermi seduto su un tronco d'albero l'esamino alla luce fievole di fiammiferi chimici, che i miei aiutanti accendono con l'intenzione di dare qualche chiarezza al mio sistema terapeutico; ma riesco solo a dare alla scena un carattere di misticismo e di magia nera, che provoca una grande impressione su alcuni contadini presenti.
    Il comandante accompagnato da R. H., che fa il servizio di aiutante maggiore, recandosi in fretta nella piazza trova tutta la strada costruita da una massa compatta che si muove lentamente dalla loro parte.
    L'impressione è di un corpo di cavalleria non leggero.

    Luoghi narranti narrati e citati: Tarsia - Bisignano - Montalto Uffugo

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    Nel diario dei trentaquattro giorni della spedizione, dalla partenza per mare da Napoli per Sapri il 27 settembre, al rientro a Napoli da Pizzo Calabro il 30 ottobre, Rilliet non si limita a descrivere i paesaggi e i costumi dei luoghi attraversati, ma ne riferisce gli avvenimenti storici, specialmente quelli a partire dal 1799, e ne osserva le relazioni sociali.Il volume altro non era che una sorta di “diario” che il suo autore aveva composto al seguito di Ferdinando II di Borbone, in viaggio nelle estreme propaggini del suo regno, tra il 27 settembre 1852 e il 30 ottobre seguente.

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  • X giornata, 6 ottobre - Sosta nel percorso da «Colonna mobile in Calabria nell’anno 1852» di Horace Rilliet
    Sep 13 2025
    Il 4° e il 13°, molto presto, si ritrovano sulla via di Cosenza, avanzando in una magnifica mattina d'autunno, in un paese incantevole, piacevolmente movimentato, aperto, e che offre una vasta vista sulle pianure, le valli e le ramificazioni lontane degli Appennini.
    Il paesaggio che circonda Castrovillari è molto fertile, ma poco coltivato, rimprovero che si può fare a tutta la Calabria.
    Si raccoglie qui, in abbondanza, la manna che viene dai frassini, di cui queste pianure sono coperte. In luglio ed agosto, si fanno nei tronchi alcune incisioni orizzontali e si raccoglie il succo che viene fuori e che non tarda a condensarsi.
    Il giorno dopo si fa una nuova incisione sotto e si fissa una foglia di acero dalle estremità nelle due incisioni, in modo da raccogliere il succo come in una tasca.
    La manna così raccolta è molto pura e molto apprezzata; quella che si lascia scorrere lungo l'albero per le ferite accidentali, punture di insetti ecc. si mescola con materie estranee ed è inferiore alla prima.
    Gli animali sono molto golosi di questo succo, soprattutto le vipere e le martore che si trovano in grande quantità intorno a questi alberi nell'epoca della raccolta.
    Poiché la manna è concessa in locazione dallo Stato, i contadini ricevono solo un salario giornaliero ed è severamente proibito loro tagliare o provocare danni a questi alberi, anche se di loro proprietà.

    Luoghi narranti narrati e citati: Castrovillari - Spezzano Albanese - San Benedetto Ullano - Capo Colonna - Pianura di Sibari - Pizzo

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    Nel diario dei trentaquattro giorni della spedizione, dalla partenza per mare da Napoli per Sapri il 27 settembre, al rientro a Napoli da Pizzo Calabro il 30 ottobre, Rilliet non si limita a descrivere i paesaggi e i costumi dei luoghi attraversati, ma ne riferisce gli avvenimenti storici, specialmente quelli a partire dal 1799, e ne osserva le relazioni sociali.Il volume altro non era che una sorta di “diario” che il suo autore aveva composto al seguito di Ferdinando II di Borbone, in viaggio nelle estreme propaggini del suo regno, tra il 27 settembre 1852 e il 30 ottobre seguente.

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  • Strade di Rovereto da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
    Sep 12 2025
    «Percorrendo pensoso questa Via Antonio Rosmini concepiva l'idea dell'essere base dell'alto suo sistema filosofico».
    Percorro pensoso la stessa via, ma non mi viene nessuna idea. Il mio sistema non avrà mai basi ... (Ma se quello di Rosmini era basato sull'Essere, povero lui, e anche Manzoni che lo stava a sentire).
    Daniela Pitole Potole (ci vorrebbe Daniele per decifrare).
    Tirolo Libero. Sotto: col C...zzo.
    Conto fino a sette file, quattro da sinistra a destra, e sarà l'arma che il Fato mi assegna per uscire dal mondo volontariamente: la sorte indica la N. 14, una Smith & Wesson calibro 44 USA 1875.
    La canna è lunga 20 cm, altezza del calcio 15 circa; bel cane; tamburo ...
    Ha più di cento anni ma può ancora far schizzare fuori il cervello di un rinoceronte, del mio non resterà che qualche filo d'erba imbrattato.
    (Giochi che può suggerire un Museo della Guerra; sto girando per le sale di quello di Rovereto).

    Luoghi narranti narrati e citati: Rovereto - Via Antonio Rosmini - Museo della Guerra - Torbole - Chiusa - Bressanone - Monastero di Sabiona - Bolzano - Castello di Avio - Calliano - Besenello

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    A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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  • Nella Lampada di Mario Sironi da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
    Sep 11 2025
    Nella lampada di Mario Sironi, a Brera, un manichino femminile abbassato il saliscendi indica sfiorandola la lampadina accesa, che rischiara un tavolo verde su cui è una piramide di legno, di quelle che si fanno per sperimentare uno spazio sottratto alla corruttibilità.
    Presso al tavolo è una sedia Thonet.
    Il manichino ha scarpine bianche col tacco alto.
    Una finestra è aperta sul buio, una strada, un cielo notturno che nessuna luce rischiara.
    - Non avrete altro lume che questo, da ora in poi, dice il manichino: una lampada non alimentata da nessun ulivo, una ragione amputata del cuore ...-
    Chiusa è difficile anima sironiana: mentre gli altri giocavano con la metafisica, lui, la sua, la viveva e trasfigurava nel dolore.
    Il camion è del 1919.
    Diventa Personaggio, come la Dion-Bouton di Bonnot e i taxi della Marna, perché sarà il mezzo delle squadracce.
    Il camion è schiacciamento - disciplina - ordine imposto - governo di bulloni chiavi inglesi e obbedienza pronta di ruote gommate - trombetta incessante negli orecchi.
    Quello che è Pneumatico, il camion trasforma in volgare pneumatico pirelliforme, michelinoide ...
    Questo camion sironiano ha l'umanità triste di un oppressore cosciente: meno stupido di quelli fabbricati dalle paranoie totalitarie dal 1917 in avanti, perché c'è l'anima dell'artista a tenerne insieme il miserabile aggregato.

    Luoghi narranti narrati e citati: Milano - Brera - Lecco - Villa del Caleotto

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    A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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  • VIII e IX giornata, 4 e 5 ottobre - Castrovillari da «Colonna mobile in Calabria nell’anno 1852» di Horace Rilliet
    Sep 11 2025
    L'indomani, alle tre del mattino, Morano risuonava di tutti i suoni e di tutte le batterie immaginabili. Il tamburo e la tromba riempivano l'aria di un Baccano immenso che durò sino alle sete, mentre l'esercito si inoltrava nella strada di Castrovillari.
    Alcuni malati restarono indietro nel convento dove il re aveva alloggiato e dove si attrezzò un ospedale provvisorio.
    Percorreremo una strada molto piacevole; si attraversa un vallone boscoso e fresco lungo un ruscello che mormora a destra in un letto pietroso fiancheggiato da frassini e salici; è il Coscile, più conosciuto con nome di Sybaris che nasce vicino Morano e sbocca nel Golfo di Taranto dopo aver bagnato le rovine dell'antica Sybaris.
    Sua maestà era già in piedi e ci guardava passare.
    Assicuratosi che tutto procedesse bene, riprese la testa della colonna.
    Era accompagnato dal Principe di Trapani; il principe reale seguiva in una diligenza; oggi era il suo onomastico e come Duca di Calabria lo festeggiava nella provincia di suo appannaggio.

    Luoghi narranti narrati e citati: Morano - Castrovillari - Spezzano Albanese - Cassano

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    Nel diario dei trentaquattro giorni della spedizione, dalla partenza per mare da Napoli per Sapri il 27 settembre, al rientro a Napoli da Pizzo Calabro il 30 ottobre, Rilliet non si limita a descrivere i paesaggi e i costumi dei luoghi attraversati, ma ne riferisce gli avvenimenti storici, specialmente quelli a partire dal 1799, e ne osserva le relazioni sociali.Il volume altro non era che una sorta di “diario” che il suo autore aveva composto al seguito di Ferdinando II di Borbone, in viaggio nelle estreme propaggini del suo regno, tra il 27 settembre 1852 e il 30 ottobre seguente.

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  • VII giornata, 3 ottobre - Piazza di Morano da «Colonna mobile in Calabria nell’anno 1852»
    Sep 10 2025
    Di tutti i luoghi che abbiamo visitato nel nostro viaggio, non esito a dare a Morano la palma della bruttezza a causa della struttura inconcepibile e assurda di questo posto.
    Vi passammo la giornata del 3 ottobre che era una domenica ed avemmo l'occasione di esercitare le gambe e di utilizzare i principi di ginnastica così cari ai cacciatori arrampicandosi e ruzzolando sulle rocce a picco che formano le vie.
    Temendo una catastrofe, il comandante, per andare a messa, fece fare al battaglione in giro della collina e arrivammo senza incidenti benché pieni di polvere nella piazza principale, davanti al convento in cui alloggiava Sua Maestà.
    Il generale R., nostro brigadiere, venne a passarci in rassegna e trovandoci molto impolverati manifestò il suo malcontento; d'altra parte non c'erano gambe rotte e me ne complimentai.
    Nell'attesa però, il fatto di essere stati trovati impolverati ci seccò moltissimo e tanti ancora oggi, al ricordo, ne sono turbati.

    Luoghi narranti narrati e citati: Morano - Convento dei Frati Cappuccini

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  • Milano, 24 giugno da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti
    Sep 10 2025
    Ritrovo qualcuno che parea fioco, un mio passato ...
    L'uomo in clergyman è il padre Tarcisio, barnabita, oggi cappellano in una casa di cura del suburbio milanese.
    L'ultimo ricordo che ne avevo era: è partito per il Brasile ...
    Trent'anni in Amazzonia a battezzare nel Mato, a sfigurare con simboli estranei i Tropici ...
    Adesso ha 67 anni ed è un vero uomo di chiesa, di quelli formati a una scuola rigida, che fanno un nerbo.
    Dietro le lenti, occhi fortemente ironici, non maligni, però desiderosi di smentire, polemizzare, contraddire per superare.
    Subito vorrebbe leggessi un suo libro di memorie di guerra, sul fronte albanese, dove appare sempre lui in decine di fotografie.
    Incontrò anche Mussolini, venuto a vedere l'avanzata ...
    Niente è avanzata invece, solo arretramenti e fatiche.
    - Mitragliatrici Fiat e Breda vendute alla Grecia sparavano bene, le nostre erano scassate ... Avevamo pezzi di artiglieria ancora austroungarici!In mancanza di motivazioni, le fabbricavano al ministero, per poter distribuire qualche medaglia d'oro ...
    Tenevano bene le brigate alpine, ma con le truppe meridionali non c'era niente da fare.
    Le si elogiava per non scoraggiarle ancora di più -.
    Era a Roma studente in teologia quando morì Pio XI, ne ricorda i funerali: incredibile non sappia niente della guerra di Spagna, che allora incendiava il clero. Né Pio II né Paolo VI gli piacciono; ma invece moltissimo Giovanni Paolo II, perché uomo forte; detesta teologi tipo Kung.

    Luoghi narranti narrati e citati: Milano

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    A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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    20 mins