
Cosimo de' Medici, il primo banchiere sceso in politica
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Dopo la morte del padre nel 1429, Cosimo assume il controllo del Banco Medici e l’espande ulteriormente. Nel 1433, i suoi rivali politici guidati dalla famiglia Albizzi lo accusano di aver cercato di monopolizzare il potere e lo mandano in esilio. Grazie però alla sua rete di alleanze e alla sua capacità di corrompere i suoi nemici, Cosimo torna a Firenze nel 1434, assumendo la signoria di fatto della città, pur senza ricoprire cariche formali, salvo il paio di volte in cui è eletto gonfaloniere di giustizia. Riesce a garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia.
Politico banchiere o forse più banchiere politico. Con lui il banco arriverà alla massima espansione, aggiungendo alle filiali di Avignone, Londra, Pisa e Milano (e Ginevra sarà spostata a Lione quando le fiere della città francese soppianteranno quelle della città svizzera). Cosimo sa gestire i capitali, ma soprattutto da scegliere le persone, i suoi collaboratori: in tempi in cui le comunicazioni erano lentissime per fare i direttori di filiale bisognava scegliere il meglio, bisognava avere persone di fiducia, abili, in grado di prendere decisioni importanti da soli. Non cerca di amministrare ogni cosa; al contrario, invece di lasciarsi sommergere dai particolari, sa distribuire il peso amministrativo sui suoi sottoposti, pur mantenendo saldamente le redini del carro. Lui stabilisce le norme, formula le direttive e bada che le sue istruzioni vengano seguite alla lettera.
Cosimo muore il 1 agosto del 1464 nella villa di Careggi e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, un luogo che egli stesso aveva contribuito a restaurare. Dopo di lui il banco decade. Suo nipote Lorenzo il Magnifico sarà un ottimo patrocinatore di artisti, ma un pessimo banchiere.
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