
Zio Pippo, c’è ancora qualcosa da dire su Baudo e la tv
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A tre settimane dalla sua scomparsa e dopo le pagine e pagine a lui dedicate, speciali, talk, ricordi di ogni tipo, c’è ancora qualcosa da dire su Pippo Baudo e la tv di ieri e di oggi? In cosa è consistita la (paradossale) forza di Baudo tra gli anni ’80 e ’90? Qual è stata la sua caratteristica? Con Alberto De Martini, ceo di Conic, saggista ed esperto di comunicazione, proviamo a capire perché la caratteristica più rilevante di Baudo era, come direbbero i più giovani – che infatti non sono mai stati il suo pubblico – il suo essere ‘cringe’. In un contesto di assoluta professionalità e capacità di condurre in porto qualsiasi impresa televisiva (da Sanremo a Fantastico e Domenica In), Baudo suscitava sempre imbarazzo: non era ‘spalla’ (come Corrado), non era autore (come Arbore), non era raffinato (come Tortora) e in realtà non ne sapeva così poco come Mike Bongiorno. Forsela descrizione più calzante, che spiega molto, l’ha data Sabrina Impacciatore in un post dopo la sua morte chiamandolo ‘zio’. Capiamo perché.
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