Episodes

  • Ep. 8: "Lavorare nell'editoria" - con Giulia
    Dec 23 2024
    C’è un’immagine romantica dell’editoria: libri ovunque, caffè tra le bozze, lunghe riunioni di ampio respiro intellettuale. Ora, sicuramente da qualche parte effettivamente tutto questo è reale, ma non è difficile immaginare che complessità, stortezze e affanni facciano parte anche del lavoro culturale e che non esistono paradisi terrestri nel grande elenco dei codici ATECO.

    Giulia Caminito lavora da molti anni nell’editoria, con una duplice dimensione: è una editor ed è una scrittrice di romanzi. Abbiamo il privilegio di farci raccontare da lei come è cambiato il modo di lavorare delle case editrici negli anni e di ascoltare la sua esperienza personale. Una esperienza fatta di grande amore per i libri e per il lavoro editoriale, ma densa di crisi, precarietà, computer pignorati dalla Guardia di Finanza.

    Quando le chiediamo come ha fatto a superare la violenza di quella instabilità, ci dice che certamente avere pubblicato dei romanzi di successo ha contribuito ad aumentare il suo potere contrattuale e ad ottenere condizioni più favorevoli.

    Nei suoi romanzi, Giulia, ha parlato spesso del lavoro culturale, restituendo l’immagine di un mondo che sa essere anche spietato, nel quale le forme di impiego precario sono abusate e le retribuzioni medie sono tristemente sotto la media nazionale.
    Nell’Episodio 8 di La-vo-ro!, dal titolo “Lavorare nell’editoria”, abbiamo parlato di questo e dato qualche consiglio ai più giovane che intendono addentrarsi nel mondo del lavoro editoriale.
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    37 mins
  • Ep.7: “Fare sega a scuola nel 2024 è impossibile” - con Elisa
    Dec 9 2024
    In base ad un recente studio sui lavori pubblici, due insegnanti italiani su tre sono ultracinquantenni; l’11,3% ha più di 61 anni ed appena lo 0,2% ha meno di 30 anni. Elisa rientra in questa minoranza misteriosa, fa la professoressa alle scuole medie e alle superiori. Anche se non è di ruolo, anche se può capitare che la mattina non sappia dove e quando prenderà servizio.

    Nel nuovo episodio di La-vo-ro! siamo tornati sul luogo del delitto: la scuola. Un mondo in perenne mutamento, dove si mescolano vissuti e generazioni differenti, spesso accompagnato da retoriche e narrazioni di vario genere. Abbiamo scoperto che esiste il registro elettronico (fare sega a scuola sembra diventato molto difficile) e cosa sono le MAD, siamo entrati nelle pieghe dei rapporti tra professori e alunni, professori e genitori e delle dinamiche tra colleghi tra cui intercorrono abissi di venti o trent’anni di differenza. Più di tutto abbiamo provato a capire attraverso l’esperienza di Elisa qual è il senso che si mette dentro a questa professione.

    Episodio 7 - “Fare sega a scuola nel 2024 è impossibile” racconta del mondo della scuola e del mondo di una professoressa trentenne dentro la scuola, di quanto sia breve la strada che passa dall’essere una “croce” per i propri professori all’essere uno spirito guida per i propri alunni.
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    49 mins
  • Ep.6: "Strappare con il lavoro" - con Federico
    Nov 25 2024
    Federico è un medico specializzato in anestesia e rianimazione. Per svolgere la specializzazione si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato: a Brescia, a cavallo tra il 2020 e il 2022. In quegli anni, la diffusione del Covid-19 ha travolto il comparto sanitario come uno tsunami, lasciandosi alle spalle ruderi e disperazione.

    Dietro la narrazione mediatica dei lavoratori sanitari raccontati come eroi e angeli si sono annidate crisi esistenziali, burnout e frustrazioni. All’alba della riapertura, esausti e con ancora addosso i traumi di ciò che avevano vissuto, alcuni di essi hanno strappato con il lavoro. Strappare con il lavoro vuol dire avere un guizzo, un colpo di reni in grado di estrarti fuori dal contesto di lavoro e di dare voce fattualmente ad uno stato di crisi interiore.

    Per Federico lo strappo ha significato rinunciare a un contratto a tempo indeterminato, sfidare la violenza della pressione sociale, lasciare tutto e iniziare a viaggiare senza biglietto di ritorno. In quel periodo sabbatico in giro per il mondo ha conosciuto il “non lavoro”, l’unica dimensione che consente di guardare il lavoro da fuori e trattarlo come un osservatore esterno. Nel “non lavoro” Federico ha trovato le risorse per ricalibrarsi e riconnettersi a sé stesso. Quando dopo un anno è tornato a lavorare in ospedale ha potuto farlo con una nuova luce e senza tossine, dando al lavoro una collocazione meno ingombrante e opprimente all’interno del suo spazio vitale.

    Episodio 6 si intitola “Strappare con il lavoro”.
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    47 mins
  • Ep.5: "Fare la storia o fare le stories" - con Ilaria
    Nov 11 2024
    Tra le conseguenze della crisi del lavoro subordinato negli ultimi anni si è registrata l’espansione del lavoro autonomo. Nel 2023 i freelance in Italia erano più di 4 milioni. Le ragioni che hanno portato (e portano) molti lavoratori verso questa opzione sono intuibili: maggiore flessibilità, autorganizzazione, autogestione. Dall’altro lato però un percorso autonomo implica la paura di non lavorare con continuità, di non reperire committenti, di non riuscire ad essere autosufficienti.

    Ma come si costruisce una carriera da freelance solida e durevole nel tempo? Ilaria fa la fotografa, ha iniziato da bambina facendo “foto sfocate ai gatti” e oggi immortala celebrità della musica, del cinema e della moda.

    In mezzo c’è stato il lavoro. C’è stato il passaggio dall’analogico al digitale. C’è stato il terremoto del 2009 e una fotocamera che emerge, non proprio casualmente, tra le macerie. C’è stato il passaggio dalla provincia alla metropoli, l’università, le prime collaborazioni strutturali, il rapporto con la gerarchia, la formazione, lo spaesamento e il primo “lavoro grosso”, entrato esattamente il giorno prima che il mondo chiudesse per la pandemia. Poi da lì il salto in lungo verso una nuova fisionomia della professione: il tour con i Maneskin, collaborazioni prestigiose, incroci con star nazionali e internazionali.

    Ilaria dice che spesso gli chiedono come si faccia ad arrivare a quel punto, lei non sa che rispondere, “io ho sempre lavorato”. Episodio 5 - “Tra la storia e le stories” è un viaggio nel mondo liquido della fotografia e delle immagini.
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    53 mins
  • Ep.4: "Glam a Roma!" - con Alessio
    Oct 28 2024
    In base all’ultimo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, il 93,7% dei lavoratori e delle lavoratrici occupati in Italia considera molto importante la felicità quotidiana.
    Per molto tempo parlare di felicità all’interno dei contesti di lavoro è stata considerata una cosa da hippie. I recenti eventi storici hanno assegnato al benessere dei lavoratori un ruolo più centrale nel dibattito sul lavoro.

    Tuttavia esiste ancora una certa resistenza nelle organizzazioni a valorizzare pienamente qualcosa di immateriale come la felicità, specie quando questa di scontra o mette a repentaglio l’efficenza.
    Sebbene molti studi ne diano evidenza, non esiste ancora una prova scientifica che all’aumentare della felicità corrisponda un aumentare della produttività.

    Alessio lo sostiene con convinzione “io quando sono felice lavoro meglio”.
    E infatti ha creato attorno sé un contesto di lavoro in grado di assecondare la forma che per lui ha l’essere felice. Anche a scapito dei volumi, dei numeri e dei clienti, per i quali vige una rigida selezione naturale, perché se - mentre ti taglia i capelli - ai Rage Against The Machine preferisci ascoltare Renato Zero, allora è plausibile che non tornerai nel suo negozio. Ma non è solo una questione estetica: Alessio ha introdotto la settimana lavorativa corta prima che fosse cool.

    Ma un‘attività votata alla felicità di chi lavora riesce anche ad essere efficiente? Alessio non nasconde che a volte dimentica di pagare le bollette e che è l’incubo dei suoi commercialisti, che lo cercano senza mai trovarlo. Ma d’altro canto, lui rivendica il suo essere artigiano e ne parla come qualcosa di antitetico rispetto al lato imprenditoriale di quello che fa.

    Artigiano perché lavora con le mani, perché “lo si fa di famiglia”.

    Il quarto episodio di La-vo-ro! si intitola “GLAM A ROMA!”, parla di mani, contatto, di musica e di come ci si può educare a lavorare senza dimenticarsi di sé stessi.
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    39 mins
  • Ep.3: "A volte non ridono" - con Daniele
    Oct 14 2024
    Quanta vita ci separa dal lavoro che volevamo fare a vent’anni? Oggi, dall’alto delle nostre scrivanie, con il pallore della luce del pc che ci rimbalza in faccia, può venire malinconia a ripensare a quando abbiamo sognato, anche solo per un po’, di diventare qualcosa che appariva irraggiungibile e ci faceva tremare. Attori, attrici, sportivi di successo, stelle del pop, scrittrici, cineasti. Poi va da sé che la fiamma di quei desideri diventi sempre più fioca: il sogno del lavoro dei sogni finisce all’alba di quella che chiamano età adulta.

    Per fortuna, però, non è sempre così.
    Daniele, ad esempio, è uno di quelli che alla fine il lavoro dei sogni l’ha fatto per davvero. Eppure dice che se andando al bar dovesse chiedere a qualcuno che lavora fa e questi dovesse rispondergli “il comico”, lui penserebbe che è uno stronzo. Strano, perché è esattamente quello che risponde lui: “Sono un comico”.

    La strada per il lavoro dei sogni è lastricata di pensieri brutali, spesso anche di ristrettezze. E infatti molti, prima o dopo, lasciano perdere. Prevale la concretezza, la sicurezza, un filo di disincanto. Daniele dice che se doveva essere precario facendo un lavoro che non desiderava, tanto valeva essere precario provando a fare il comico.

    Non si sa bene come accada, ma a volte tutto si allinea e il tuo pubblico da qualche decina di amici passa a migliaia di persone, porti il tuo spettacolo in tour e pare proprio che quella cosa che credevi folle e sghemba diventi la tua professione.

    Ma poi cosa succede? Daniele racconta che il lavoro dei sogni è pur sempre lavoro e che la retorica del “fai il lavoro che ami e non lavorerai un giorno della tua vita” è probabilmente un’illusione. Tra macchine organizzative, burnout, prìncipi nigeriani e chat GPT.

    Episodio 3 - “A volte non ridono” parla di sogni, veglie, risvegli e qualche incubo, tipo un attacco di panico durante uno spettacolo.
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    52 mins
  • Ep.2: "Equilibrio Mamma/Lavoro" - con Marianna
    Sep 30 2024
    Da più di tre anni la crisi demografica rimbomba dentro i nostri televisori a volumi assordanti.
    Secondo le stime più ottimistiche il crollo delle nascite sarà - tra venti o trent’anni - una catastrofe immane: economia al collasso, forza lavoro assente, sistema pensionistico ridotto a brandelli.
    Quanto e in che modo hanno contribuito a questa crisi le nostre culture del lavoro?


    Quando Grosso chiede a Marianna se si è sentita in colpa a diventare madre e lei dice “tantissimo”, la temperatura della sala di registrazione scende sotto lo zero. Ma in colpa verso cosa?

    Marianna ci accompagna gentilmente in un viaggio lungo nove anni, fatto di ambizione e di aspettativa, di studi legali, udienze e aule di tribunale. Guidata dalla voglia di “arrivare in fondo”, in un mondo che le sembra volere il contrario.

    Gli avvocati litigano tutto il tempo.
    Dicono che se la carriera chiama, la vita risponde.
    Come si gestisce la nascita di un figlio?

    Da un punto di vista organizzativo “è una società basate sulle tate e le nonne” dice Marianna. Ma rispetto alle ambizioni professionali sono guai seri e se poi i figli diventano due è un pandemonio.
    Per Marianna le persone non sono abituate a guardare le proprie emozioni dentro i contesti di lavoro.
    Però è necessario, serve per capirsi, ci sono pensieri che vivono a molte centinaia di metri di profondità dentro di noi, non è semplice averci a che fare. A lei è servito per ricalibrare l’equilibrio tra il senso che dava al lavoro e la sua vita.


    Episodio 2 - “Equilibrio Mamma/Lavoro” parla di genitorialità, libera professione, differenza di genere, carriera e psicoterapia.

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    46 mins
  • Ep.1: "Ho una relazione a distanza con la mia azienda" - con Gaia
    Sep 16 2024
    Gaia parla una lingua diabolica che mescola inglese, corporate, italiano e slang capitolino. Dice che il lavoro ha cambiato il suo linguaggio. È una Senior Brand Manager, qualsiasi cosa significhi. Dopo dieci anni in Inghilterra è tornata a casa, il suo lavoro si è totalmente remotizzato, è rimasto uguale seppur a centinaia di chilometri di distanza.

    Nel 2024 lo spazio e il tempo del lavoro sono concetti malleabili come pongo.
    Nel giro di qualche anno ha iniziato a sgretolarsi un totem immutabile: l’ufficio.

    Senza spazio e tempo si può lavorare da altre città, da altri Paesi, forse da altri pianeti. C’è più libertà, più possibilità di concepirsi altro, ma anche più solitudine e diffidenza. Ci sono video call che affannosamente si inseguono tutto il giorno e un modo di organizzare il lavoro che a volte degrada nell’iper controllo e nell’impossibilità di disconnettersi. Gaia dice che per lavorare da lontano è necessario fidarsi. Dice che non esistono manager buoni ma esistono brave persone. Racconta quanto sono buone le pizzette del suo Forno a Roma e quanto è tremendo comunicare il licenziamento a una persona. Torna a Londra una volta al mese, poi riparte per Roma. Quella di Gaia con il lavoro somiglia in qualche modo ad una relazione a distanza. E proprio come le relazioni a distanza, il lavoro senza luogo e tempo per funzionare impone un grande atto di fiducia.

    “Ho una relazione a distanza con la mia azienda” è il primo episodio di La-vo-ro! – Un podcast sul lavoro.
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    45 mins