Jamin-a. Le figure femminili nelle canzoni di Fabrizio De André. cover art

Jamin-a. Le figure femminili nelle canzoni di Fabrizio De André.

Jamin-a. Le figure femminili nelle canzoni di Fabrizio De André.

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Conoscere e riconoscersi nei testi di Fabrizio De Andrè in età evolutiva è facile.

I racconti della trasgressione, le parole che nessuno oserebbe cantare pronunciate con una naturalezza a tratti spiazzante è tutto ciò che serve ad un adolescente per poter dipingersi con i colori della normalità, quella che fa sentire tutti uniti e vicini, coalizzati nei confronti di quel mondo che tanto sembra avverso, soprattutto in tenera età.

Sono ascolti che ti regalano una tregua da una lotta che tutti combattiamo, una speranza che ti fa respirare, chiudere gli occhi e immaginare.

Quello che si evince dal primo e veloce ascolto di Jamin-a è questo: la speranza di una tregua. Le urla e i suoni del mercato del pesce di Genova sono la cornice che accoglie la “sultana delle bagasce”.

Sono parole che vanno via in fretta, termini che si rincorrono quasi a voler trovare l’aggettivo che meglio descrive la personalità della donna.

Lingua infuocata, lupa di pelle scura, morso di carne soda”.

Ma torniamo a Genova, vicino al porto che vede partenze e immagina ritorni. Parliamo di quel mare che “porta via la via” e insieme ad essa la speranza del futuro. Se cambiamo angolazione e ci spostiamo verso un’ottica nuova, riusciamo ad immaginare Jamin-a come quell’atto di fede praticato per contrastare una vita di rischi, pericoli e precarietà. L’immagine della donna, desiderio ardente e comune, è quindi la compagna di un viaggio che ogni marinaio spera di incontrare.

Una descrizione di anime tenute insieme dalla speranza, dalla passione e dal desiderio e Jamin-a, in alto, al di sopra di sogni e di ogni immaginazione perversa mentre gode di quei termini che parlano di una personalità erotica e perfetta.

E’ lo stesso De Andrè a fare luce sulla questione e mettere le cose in chiaro, riferendosi al brano così:

“Jamin-a è un’amica algerina. Tutti quanti ma soprattutto la stampa più retriva ha detto che era una prostituta ed invece è una splendida compagna di viaggio. Ce ne fossero di Jamin-e! Voglio dire: è una bocca di Rosa vista attraverso un’esperienza personale ed è forse l’unica canzone erotica del mio repertorio.

A Genova c’è un detto popolare che, tradotto, recita così: “Cara moglie, passato il ponte di Portofino torno libero e scapolo”.

Il vero senso della canzone credo possa racchiudersi tutto qui.

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L'AUTRICE / Lucia Lamboglia: ⁠https://instagram.com/lucia.lamboglia⁠

LA NARRATRICE / Talìa Donato: ⁠https://www.instagram.com/taliadonato/⁠

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Bibliografia: ⁠https://deand.re/to/#6hYcsFa⁠

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