Oggi. Oggi sono una persona diversa. Ho imparato ad amare: mio padre, mia nipote, la mia compagna, i miei amici, persino mia madre. Porto questo amore in giro: nelle scuole; alle presentazioni del mio libro; nelle mie sedute con le persone. Ho scoperto, davvero, quell'alter ego che giaceva in me. Non sono diventato Superman: ho scoperto però che chiunque, se scopre l'amore, può diventare il supereroe che sognava di essere da bambino.

Ogni esperienza, anche la peggiore, ci può trasformare. Sta a noi cercare di cogliere le possibilità di trasformazione e a scegliere, tra gli infiniti modi che la vita ci offre, quelli giusti per il nostro percorso. Non solo: noi stessi possiamo, nei nostri rapporti, diventare agenti di trasformazione. La trasformazione a molti fa paura, ma è anche vita stessa. Il rapporto con mia madre è stato questo. Qualcosa che faceva paura. Lei stessa aveva in qualche modo paura delle responsabilità che rappresentavo, delle mie visioni, che l'hanno portata a condurmi in ospedale. Abbiamo tentato di costruirlo, comunque, quel rapporto: l'ho anche seguita in diverse sue "avventure", ma tutte distruttive e pericolose, rischiando di perdermi più e più volte... rischiando anche di distruggere il rapporto con mio padre. Ma non ce l'abbiamo fatta. Forse, solo al suo capezzale, mentre lei stava spirando, il nostro sguardo e le nostre anime si sono davvero incontrate per la prima volta.

Questa puntata è dedicata a mio padre e a mio fratello : entrambi si chiamano Angelo. Nella scorsa puntata raccontavamo di dipendenze: per mio fratello, a lungo, fu una piaga. Ma alla fine ne uscì e nonostante una vita ancora molto complicata, ebbe la gioia, per lui immensa, della paternità, mia nipote Ramona. Anche mio padre è riuscito a rinascere e a ricostruirsi e, oggi, è una persona molto diversa, ai miei occhi molto migliore. Purtroppo, mio fratello è stato meno fortunato: nonostante fosse tornato in carreggiata, un male lo stava avvelenando. L'AIDS. E quel male l' ha annientato e ce lo ha portato via. Ma torna spesso da me. Una presenza "buona", come molte che mi visitano. Una delle più intense. Come possiamo affrontare un lutto e crescere, invece di farci schiacciare da esso?

Alcol, sostanze, medicinali… un rapporto di coppia. Una dipendenza dice molto delle nostre mancanze, dei vuoti che stiamo cercando di colmare, delle nostre difficoltà. Come possiamo comprendere la dipendenza di una persona cara, e

affrontarla? E noi, siamo in grado di guardare alle nostre dipendenze? Nella mia famiglia le dipendenze non erano solo da alcol o sostanze, ma anche reciproche. Te ne parlo in questa nuova puntata.

L’immagine di sé può essere un ingombrante compagno di viaggio, o un ricordo prezioso, qualcosa di molto preciso o molto sfuocato. Può rappresentare noi stessi, o quello che crediamo di essere. O può rappresentare il tentativo di costruire un’altra identità, per proteggerci da ciò che ci circonda… esiste un modo per guardarsi davvero allo specchio e capire chi si è? SI! Da solo io ci ho messo molto, a capire davvero chi sono.

Da bambino, immaginavo di essere Superman, ma mi ritrovavo sempre un po come Clark Kent: col costume, ma anche con gli occhiali. Non ero l'unico, a casa, ad avere delle altre identità: spesso, quelle di chi mi circondavano erano meno creative, meno esplicite, inconsce e pericolose, come l’alter ego di mia madre, una figura complessa che ha reso davvero complessa la mia vita.

La mia vita è cominciata con una famiglia disfunzionale: dipendenze, rabbia, violenza, abusi. E' difficile vivere una normalità per un bambino, se si è circondati da una famiglia complicata. E' difficile, quando quello che proietti al di fuori è solo il disagio e la vergogna di una vita al limite, spezzata e avvolta dall'odore di alcol e dalla puzza di fumo che impregna la casa, i vestiti, la tua vita. La mia infanzia è stata questo, in gran parte, ma è stata anche il comparire di qualcosa che ancora faceva paura, ma che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella mia vita: nella notte, delle presenze, tormentavano il mio sonno.