Ep. 86 – Andrea Passenger: Torino, la musica e la ricerca di una consapevolezza sonora cover art

Ep. 86 – Andrea Passenger: Torino, la musica e la ricerca di una consapevolezza sonora

Ep. 86 – Andrea Passenger: Torino, la musica e la ricerca di una consapevolezza sonora

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Andrea Di Maggio, in arte Andrea Passenger, vive a Torino da venticinque anni. È arrivato da Montegrosso d’Asti, con un amore per la musica che nasce tra cassette comprate in spiaggia e i primi vinili ascoltati fino a consumarli. Da appassionato è diventato produttore, DJ, fondatore di etichette come Light Touches, Icon of Desire e Dora Exp.

La sua storia è quella di chi ha fatto della musica un modo per comprendere il mondo. “Torino mi accoglie e mi ospita, ma c’è sempre stato un rapporto di reciproco studio”, racconta. “È una città che a volte è dura, chiusa, ma anche profondamente ispirante.”

Passenger non vede la musica come semplice intrattenimento. “Non e’ neutra. Ogni ritmo ha una storia, ogni suono un’origine.” Da questa idea è nato Better Days, il progetto all’Imbarchino che mescola talk e musica, raccontando le radici della disco, dell’house, dalle comunità afroamericane e queer. “Voglio che chi balla sappia da dove arriva quella musica. Non vale tutto.”

La sua è una ricerca di consapevolezza e responsabilità culturale. “Viviamo tempi in cui serve ritrovarsi in modo più umano e reciproco. Io cerco di farlo attraverso la musica.”

Nel suo percorso, Andrea si definisce più artigiano che artista: un ponte tra persone e idee. Ha collaborato con realtà come Jazz:Refound e TUM, sempre alla ricerca di un equilibrio tra libertà e appartenenza. “Mi piace esplorare, restare permeabile. Andare a scoprire giovani DJ, suoni nuovi. È così che resto vivo.”

Il DJing, per lui, resta una forma di dialogo. “La mia ricerca è guidata dall’intensità. Voglio musica densa, vera, che mi smuova.” Nei suoi set convivono soul, house, broken beat, jazz e suoni africani. E quando mette i 45 giri, dice, “mi diverto di più: devi essere sul pezzo, rischiare. È lì che senti la vita nella performance.”

I suoi viaggi lo hanno portato a suonare in Europa e in Giappone. “Lì il pubblico ascolta davvero. Ti seguono con attenzione, con rispetto. È un’esperienza diversa da quella europea, dove la musica è più legata all’intrattenimento.”

La frase che lo rappresenta di più arriva da un amico: “Il DJ è un cameriere della musica”. Andrea sorride, ma ne riconosce la verità. “Abbiamo una responsabilità: proporre, ma anche far star bene le persone. Quando riesci a essere radicale e divertente allo stesso tempo, lì nasce la magia.”

In un’epoca in cui tutto è consumo veloce, Andrea Passenger è un artigiano dell’ascolto. E Torino, con la sua lentezza e le sue ombre, resta la cornice ideale per chi non smette di cercare un suono che racconti qualcosa di vero.


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